Opere di Gary Shteyngart

Gary Shteyngart, nato a Leningrado nel 1972, si è trasferito negli Stati Uniti all’età di sette anni e vive a New York. Ha esordito nel 2002 con il romanzo Il manuale del debuttante russo, pubblicato da Guanda nel 2003 con la traduzione di Katia Bagnoli come tutti i suoi romanzi successivi: Absurdistan (2006), Storia d’amore vera e supertriste (2010), Mi chiamavano Piccolo Fallimento (2014), Destinazione America (2019) e La Casa sulla collina (2022), che è stato segnalato come miglior libro del 2021 dalle principali testate americane.

Gary Shteyngart, foto di Brigitte Lacombe


Descrizioni dal risvolto di copertina delle edizioni Guanda:

Il manuale del debuttante russo

Vladimir Girškin conduce un’esistenza noiosa in un piccolo appartamento dell’East Side di New York. Non sa ancora chi è e cosa vuole fare della sua vita, e trascorre le giornate lavorando in una società per l’Inserimento degli Immigrati. Al suo fianco c’è la fidanzata Challah, dal «profumo nauseabondo d’incenso e muschio», una ragazza semplice che si guadagna da vivere facendo la prostituta di lusso. Nella ricerca della realizzazione personale certo non gli è d’aiuto la madre, che non perde occasione di elencargli i suoi fallimenti. E ancora meno il padre, un medico che si è arricchito con metodi poco ortodossi. Un giorno irrompe nel suo ufficio uno strano individuo, Rybakov: un eroe di guerra russo, anziano e nevrotico, che sostiene di parlare con i ventilatori. Come tutti gli altri chiede una cosa sola, la naturalizzazione. Ma a differenza degli altri, Rybakov fa qualcosa per Vladimir: gli offre una mazzetta e anche un lavoro più redditizio al servizio di suo figlio, un pericoloso individuo noto con l’appellativo di Marmotta. Da questo momento Vladimir si ritroverà catapultato nella Republika Stolovaja, invischiato in loschi affari e in una serie di eventi tragicomici e grotteschi, che lo porteranno, forse, a trovare una via per realizzare le sue ambizioni.

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Absurdistan

Malinconico e sofisticato, rapper per diletto in imbarazzante sovrappeso, Misa Vainberg è un trentenne ebreo americano prigioniero nel corpo di un russo. L’America lo ha adottato, sì, e al college si lasciava chiamare Snack Daddy, ma lui è sempre e comunque il figlio del 1238° uomo più ricco di Russia. Un uomo che deve le sue fortune a una serie di traffici piuttosto oscuri. E queste credenziali sono cose che pesano. E che bastano, ora che Misa si trova a San Pietroburgo, a negargli il visto per il sospirato ritorno a New York, la città dove ha vissuto dodici anni e dove ad aspettarlo c’è un angelo latino del South Bronx che si chiama Rouenna. Per raggiungere lei, Misa deve affrontare un avventuroso viaggio in una repubblica dell’ex impero sovietico, l’Absurdsvanï, terra di ulivi, di vigneti e di petrolio prontamente ribattezzata, non senza motivo, Absurdistan. E qui, tra guerre civili e pericolosi intrighi d’affari, le cose sembrano mettersi davvero male… Definito dal «New York Times» uno dei dieci migliori libri del 2006, Absurdistan è una satira irriverente dell’universo postsovietico “con i suoi vizi, col suo capitalismo rampante e malavitoso” e della venerazione dell’american way of life.

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Storia d’amore vera e supertriste

Benvenuti nel futuro prossimo. Benvenuti negli Stati (non troppo) Uniti, cinesizzati e militarizzati, sull’orlo del collasso economico e culturale. Il trentanovenne Lenny Abramov, figlio di immigrati ebrei russi, è decisamente un uomo di un altro secolo: mentre l’analfabetismo dilaga e si comunica ormai attraverso schermi digitali detti äpparäti, lui ancora si ostina a leggere quegli oggetti curiosi e maleodoranti di carta stampata che tiene nel suo Muro dei Libri. Intanto cerca di fare carriera nei Servizi Post-Umani vendendo a una clientela selezionata «proroghe vita a tempo indeterminato» e a dispetto del colesterolo alto (ereditato dai genitori, insieme alla bruttezza) sogna di non morire mai, perché “la vita eterna è l’unica vita che conta”. E crede nell’amore. Almeno da quando, alla fine di un anno sabbatico trascorso a Roma, ha conosciuto la giovanissima ed enigmatica Eunice Park, figlia di un podologo coreano, che dopo una notte di bagordi e passione gli insegna a lavarsi i denti correttamente e lo chiama con affetto “faccia da sfigato”. Rientrato a New York, mentre il lavoro e il conto in banca gli danno più di una preoccupazione, Lenny si aggrappa al pensiero di Eunice: quella ragazza minuta, determinata, chattante e provocante deve diventare sua, sua per sempre, e Lenny non resiste alla tentazione di tenere diligentemente un diario, forse l’ultimo sulla faccia della Terra, per raccontare la loro storia, che sfiderà il declino dell’impero mercificato, come se l’amore ancora potesse salvare il mondo.

https://www.guanda.it/libri/gary-shteyngart-storia-damore-vera-e-supertriste-9788823518261/

Mi chiamavano piccolo fallimento

Nato Igor Shteyngart a Leningrado, è un bambino pieno di curiosità. A cinque anni scrive il suo primo racconto: Lenin e la sua oca magica e la nonna gli paga una fetta di formaggio per ogni pagina.
Alla fine degli anni ’70 la Storia cambia il corso della vita di Igor. Jimmy Carter e Leonid Brežnev stringono un patto: fornitura di grano in cambio del passaggio degli ebrei sovietici negli Stati Uniti. Un paese che Igor ha imparato a odiare come Il Nemico.
In questo passaggio Igor diventa Gary e l’ingresso negli Stati Uniti è come smettere di osservare il mondo da una rupe monocromatica e tuffarsi in una piscina con riflessi d’acqua in technicolor.
I genitori amorevoli e un po’ bislacchi di Gary sognavano che lui diventasse un famoso avvocato, o un coscienzioso “squalo” di Wall Street. Purtroppo però il ragazzo ha scelto la carriera di scrittore. A sua madre non resta che coniare un soprannome a metà tra il russo e l’inglese – “Failurchka”, Piccolo Fallimento – da appioppare al figlio. Amorevolmente. Più o meno.
Questo libro prezioso è l’ultima fatica di Gary Shteyngart. Candido, ironico e profondo, è il racconto autobiografico di uno dei più brillanti scrittori americani contemporanei.

https://www.guanda.it/libri/gary-shteyngart-mi-chiamavano-piccolo-fallimento-9788823508859/


Destinazione America

“In Destinazione America Gary Shteyngart fotografa perfettamente il Paese: la sua vacuità, i suoi lamenti, l’esibito disprezzo di sé”. Richard Ford
“Un libro geniale, esuberante, un’opera di autentico virtuosismo”. Literary Review
“Un romanzo ambizioso sullo stato della nazione, sul malcontento che ha portato allo sbalorditivo risultato elettorale del 2016… Pungente, attuale, vero”. The Guardian

Barry Cohen, manager di un fondo speculativo, si considera il tipo più simpatico di Wall Street; marito impeccabile, padre amorevole, vive chiuso nel suo narcisismo e completamente distaccato dalla realtà. Ma la diagnosi di autismo del figlio fa scricchiolare il matrimonio con la bellissima Seema, e un’indagine sulle sue operazioni finanziarie peggiora la situazione. Dopo una cena fallimentare a casa di amici, Barry, ubriaco, abbandona New York a bordo di un pullman Greyhound, con il viso insanguinato dai graffi della moglie, senza carte di credito ma con una valigetta piena di preziosi orologi da collezione. La sua somiglia molto a una fuga precipitosa dopo il tracollo matrimoniale, finanziario e nervoso, ma presto si trasforma in un romantico viaggio alla riscoperta di sé, sulle tracce dei suoi miti letterari, di un amore universitario mai dimenticato e di un Paese disposto ad ascoltarlo e a curare le sue ferite, mentre quella che scorre fuori dal finestrino è in realtà un’America più che mai divisa, nell’estate che porta all’incredibile elezione di Donald Trump. Dai quartieri più disastrati di Baltimora fino alla rovente frontiera con il Messico, Barry passa da un esilarante equivoco all’altro, convinto di poter ritrovare i propri affetti, e aggiustare la sua vita come si aggiusta il meccanismo perfetto di un orologio.

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La casa sulla collina

Nei mesi del lockdown, la tenuta di campagna degli immigrati ebrei sovietici Sasha e Masha Senderovsky diventa una destinazione ambita. Alla coppia e alla figlia adottiva Nat, una bambina di otto anni ansiosa e brillante, più interessata alla sua identità asiatica che alle lezioni di russo imposte dalla madre, si uniscono Dee, ex studentessa di Sasha specializzata nel provocare i benpensanti, L’Attore, divo hollywoodiano in incognito, e tre compagni di liceo di Sasha: Karen, multimilionaria creatrice di un’app di successo, Ed, erede di una ricca famiglia coreana, e Vinod, scrittore mancato. Nella piccola colonia lungo il fiume Hudson – rifugio dal virus come in un moderno Decameron, ma anche asfittica clausura da reality show, isola progressista sotto assedio nell’America trumpiana e decadente dacha cechoviana – si inseguono nostalgie e risentimenti, amori decennali inconfessati e nuove passioni scatenate da un Cupido digitale. Ma su tutto incombono la paura del contagio e i problemi finanziari del padrone di casa, la cui carriera di scrittore comico è tutt’altro che in ascesa. Per conservare l’adorata tenuta deve convincere L’Attore a trasformare la sua sceneggiatura in una serie televisiva, impresa per cui sembra disposto a sacrificare tutto: amicizie, dignità e perfino la moglie. In questo nuovo romanzo Gary Shteyngart scatena il suo umorismo caustico contro le paranoie, le ipocrisie e i vezzi di un gruppo di privilegiati, ma al tempo stesso coglie il clima universale di quei mesi, la sospensione di progetti e legami, la forza di ciò che davvero conta e ci unisce.

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